Il
sito di Antonio Sarti |
INSERTO
1
Caro amico lettore, necessitando di una scusa per quanto andrò a
scrivere, ignobilmente, cercherò un paravento citando un successo
cinematografico degli anni 40; ancor oggi graditissimo ad una ristretta
cerchia di appassionati di quel genere.
Come detto, in quel periodo fecero un film musicale intitolato “Helzapoppin”,
un filmetto tutto sconclusionato, con una sorta di modesta trama;
ciononostante fu un film di grande successo, per la musica, per alcune scene
di ballo, bellissime, storiche e dalla grande comicità. Ebbene, anche il solo
far riferimento a quella pellicola mi pare quantomeno blasfemo, mi rifaccio
comunque a quel tipo di sceneggiatura
solo ed esclusivamente per trovare una modestissima scusa per tentare di
giustificare la sconclusionatezza che si troverà in questo mio libro.
Ciò premesso e contando sulla benevolenza di chi vorrà addentrarsi in
questo saggio, di seguito comincerò con la prima divagazione con una
personale, aspra, critica sulle varie: |
LEGGI
ELETTORALI
L’avvento
della Repubblica portò ovviamente alla stesura di norme e leggi, ivi
comprese quelle elettorali, che sarebbero servite all’amministrazione,
ovvero, al governo di questa imberbe forma sociale.
E qui, manco
a dirlo, cascò il primo grande asino!
Contando
incautamente e ingenuamente sull’onestà, morale e materiale di chi
avrebbe preso il posto dei Savoia (e specialmente su chi sarebbe venuto
dopo) e sulle più elementari regole ideologiche, il popolo italiano
dovette cominciare a fare i conti con le urne elettorali. Si credeva e
si sperava che gli “eletti”, null’altro che per il bene della
Nazione, avrebbero governato.
Nel
volgere di pochissimo tempo i nostri occhi furono offuscati da un
immenso fumo, talmente intenso che ancora oggi le lacrime ci impediscono
di vedere…. nella migliore delle ipotesi; quando invece non si vuole
vedere e/o quando si persegue un mero interesse personale.
Tale fu la
beffa che a distanza di svariati decenni,
ancora non siamo in grado di discernere la corrente giusta, la
soluzione meno “peggio”, destra o sinistra che sia, sempre ammesso
che anche la meno peggio sia facile da individuare.
Fermo
restando, che la massa più numerosa dell’elettorato si riempie la
testa di bei paroloni, di false promesse e di bei discorsi, per lo più
incomprensibili, dei soliti e sempiterni più visibili esponenti
politici, che di tutto fanno pur di appropriarsi di tutti gli spazi
concessi dalla mediaticità; quelle masse poi non si rendono conto che
alla fin fine tutti quei bei discorsi,altro non sono che tutti proclami
vuoti di ogni materiale corrispondenza reale, o nella migliore delle
ipotesi delle promesse da marinaio…. Si di quelli che navigano, molto,
molto, molto. C’è poi, da parte di ogni fazione, la promessa di tutta
una serie di vantaggi, buona parte dei quali negli ultimi lustri del
ventesimo secolo saranno parte integrante
di un nuovo termine, il welfare. Bel parolone coniato, adottato,
apposta per gettare altro fumo negli occhi ad un popolo sempre più
credulone, tristemente cieco e, ahimè, moralmente discutibile; che nel
suo interno, tra i suoi meandri neanche tanto oscuri, integra una larga
fetta di responsabilità del sempre meno lontano fallimento. Di questo
comunque ne parleremo più avanti.
E’
proprio alla luce di queste considerazioni, del tutto personali, che una
buona mattina mi sono svegliato con la folgorazione dell’idea che,
almeno sulla carta, in teoria, avrebbe potuto essere la soluzione
ideale. Da considerare che comunque io ci credo e soprattutto non ho
interessi di sorta.
Queste le
riflessioni.
Con
l’obbiettivo di traguardare la piena realizzazione di uno stato
democratico, la buca nella quale cascò il primo asino, insidia mai
risanata, fu la famosa necessità di raggiungere una “maggioranza
assoluta”. In teoria chi possiede la maggioranza ottiene il diritto a
dirigere, si tratti di una società di capitali o invece una società di
genti, un popolo, in definitiva una nazione. Teoria certamente
corretta, ma nel caso della politica non v’è certamente
corrispondenza nella pratica.
Il traguardo
del 51 %, ipoteticamente, sarebbe l’ideale per una maggioranza
assoluta. Dico “sarebbe” semplicemente perché una risicata
maggioranza si arrogherebbe il diritto di governare una minoranza che in
termini numerici è consistente quanto la maggioranza. Non è giusto!
Esemplifichiamo.
Calcolatrice
alla mano se consideriamo che gli elettori italiani sono ipoteticamente
circa 43.000.000, la metà più 1, ovvero 21.500.001, sono il numero di
voti necessari per “vincere” le elezioni; ne consegue che 21.500.001
governano anche per gli altri 21.449.999.
Si possono
considerare veramente dei vincitori, con la delega a governare, coloro i
quali, sulla parte “minoritaria” potrebbero vantare uno scarto di
solo 2 miseri voti? Ovvero:
Basta una manciata di voti di scarto per creare situazioni paradossali:
Chi vince gode di ogni situazione favorevole per farsi i suoi interessi;
chi perde, l’esatto contrario.
Non è
assurdo?
Ma le
assurdità non finiscono qui.
Nella prima
Repubblica, in pratica, si votavano i partiti, singolarmente. I quali
redigevano una infame scaletta dove il pezzo da 90 era il capolista, poi
giù, giù sino all’inverosimile possibilità di quell’ultimo
candidato che mai e poi mai avrebbe potuto essere eletto, ma in ogni
modo la parvenza di uno zuccherino bisognava dargliela, sennò avrebbe
smesso di portare…. acqua. Si altro che acqua. Magari questo relegato
al fondo lista poteva invece essere portatore di buone nuove; difficile
se non impossibile perché già solo per essere messo in lista doveva
aver già dimostrato di essere, quanto meno, allineato. E con questo
termine “allineato” dimostro quanto, in fondo in fondo, io sia
buono.
Una volta
votato e tirati giù i conti iniziava il balletto.
Come nelle
bilance più classiche i piatti sono 2: su questi si mettevano i
risultati elettorali delle varie forze politiche che si erano scannate,
pardon, candidate e quando uno dei due piatti cadeva più in basso il
gioco era fatto! C’era la forza che avrebbe potuto governare. Ecco qui
la famosa realizzazione, nascita, dell’ago della bilancia. Con una
modestissima percentuale, anche inferiore all’1 %, spostandosi da una
parte, piuttosto che dall’altra, un modestissimo partitino consentiva
la realizzazione a una parte piuttosto che all’altra della supremazia,
ovvero l’ascesa al trono, ovvero la partecipazione allo spartimento
della torta, con quella misera manciata di voti si guadagnava il
passepartout per la sala dei bottoni. Se vi par poco!
Se poi
quell’ago della bilancia era più corposo, si altro che fettina di
torta!
Si! Ma a
quale prezzo?
Per
raggiungere quella modesta percentuale, che
avrebbe poi costituito la maggioranza governativa, trovavano
collocazione anche quei partitini che percentualmente rappresentavano il
nulla; si, certo, ma quale era il prezzo che questi aghi della bilancia
chiedevano, o meglio “rigorosamente” pretendevano per far parte di
quello schieramento, piuttosto che l’altro?
Detto per
inciso, non mi si voglia far credere che sposare una parte piuttosto che
l’altra era una questione di ideologia più o meno conforme con quello
schieramento; sappiamo benissimo che
questi già contava forze di differente natura e ideologia; ideologie
affaristiche a parte: questo è sempre stato l’unico punto di
contatto. L’importante era, è, e sempre sarà mettere i denti in
quella torta.
Un
ministero, un sottosegretariato, e vantaggi simili erano il prezzo che
il popolo, per mano dei partiti di maggior riferimento, doveva pagare
per quella stramaledetta maggioranza, intesa come la necessità del
raggiungimento di quella maledetta maggior percentuale.
Quel
ministero o quei sottosegretariati per forza di cose non erano allineati
ideologicamente con le linee guida dei partiti maggiori, ma…. o quella
minestra o quella finestra! Un rifiuto nell’accettazione delle pretese
di quei quattro gatti, sarebbe costato il passaggio di
quell’insignificante cartoccino di voti all’altro schieramento:
Meglio perdere un ditino piuttosto che l’intera mano o addirittura
tutto il braccio….. torta compresa.
Salta subito
agli occhi che la torta da spartire era, ed è, sempre stata talmente
grande e succulenta che alla fin fine un piccolo trancio non era poi la
fine del mondo, rispetto a tutta la torta.
Non è un
bel casino?
Fine della
prima Repubblica!?!?!?
Per modo di
dire.
Inizio della
seconda Repubblica.
E vai!
Adesso si che gli italiani potranno contare su di un bel risanamento del
Paese. Magari! Se nella prima Repubblica eravamo orbi da un occhio, non
sapevamo ancora che nella seconda saremmo diventati orbi anche
dall’altro.
Nella,
sempre cosiddetta, seconda Repubblica, con grave colpa della
disinformazione, ci fu dato da intendere che le cose sarebbero cambiate:
In teoria si, ma nella pratica no! Forse con un po di malizia, ma io
sostenni da subito che era prevedibile. Quell’altalena per
far spostare l’ago della bilancia anziché verificarsi dopo le
elezioni, lo si vide fare prima. La strategia fu: facciamo una
previsione di quanti voti potremo portare a casa tutti assieme poi,
presentiamoci uniti alle elezioni con un patto già fatto, ovviamente;
magari stipulando un contratto davanti ad un notaio con della belle
penali per non correre rischi di passaggi alla controparte. Gioco nel
quale siamo bravi, anzi bravissimi. Anche se parlando di “eletti dal
popolo in una ben precisa fazione”, riferendomi ai transfughi, sarebbe
più giusto parlare di tradimento.
Abbiamo
infatti visto che partiti, partitini, movimentucoli e parvenu della
politica, dopo scorribande su tutto l’arco costituzionale, politico e
ideologico hanno trovato l’accordo preventivo per raggiungere quel
famigerato 51 %. Dentro ad ogni schieramento, è agli occhi di tutti, si
possono notare formazioni e/o fazioni che dir si voglia di ispirazione
diametralmente opposta. Se c’era bisogno della prova del 9 per
dimostrare che le mie critiche erano e sono fondate, credo d’averla
incontrovertibilmente data; i fatti sono i fatti.
Con quella
solenne stupidaggine di voler a tutti costi costituire 2 soli poli, i
balletti degli sposalizi politici si sono, come appurato, visti fare
prima della costituzione delle liste elettorali.
Come prima,
l’importante era ed è cercare di mettere insieme un’accozzaglia di
partiti e partitini e sub-partitini in modo tale da prevedere la
vittoria elettorale col raggiungimento della maggioranza assoluta, quel
famoso 50 % più uno, che per comodità chiamerò il 51
%.
In queste
ultime righe ho citato due cose che, in ordine alla stupidità, sono da
premio Nobel; come se anche questa “vocazione” potesse esser mai
premiata. Queste sono:
-1°
I 2 Poli
-2°
Il 51 %. I
2 POLI
Considerare
l’esistenza di soli 2 poli vuol dire che il popolo dovrebbe
uniformarsi a uno o all’altro polo, come se in solo questi due fosse
depositata la verità. Come se un partito minore non potesse invece
essere portatore di onestà, coerenza ecc. ecc., si insomma di tutte
quelle buoni doti di cui solo Dio sa di quanto ne avremmo bisogno.
All’interno di ognuna di queste 2, e solo 2, soluzioni il partito
dalla voce più grossa detterebbe inderogabilmente quelle condizione cui
i partitini minori dovrebbero adeguarsi, salvo naturalmente a piccole
sfumature, il famoso zuccherino. Difficile se non impossibile che si
verifichino passaggi all’altra parte; tradimenti postumi e ricatti di
ogni genere porterebbero inevitabilmente alla caduta del Governo in
carica. Il prezzo da pagare sarebbe troppo alto: la perdita di tutti i
“vantaggi”. Furbi sin che si vuole, ma fessi no! Si, insomma, un
osso non si nega ad alcun cane; specie poi se questi, col suo misero
apporto di voti, ti consente di azzannare tutta la….. polpa. Ma questo
sarebbe un capitolo a parte. Chi mai rinuncerebbe ai vantaggi ed alle
prebende spropositatamente ricche, ricchissime dei parlamentari, dei
senatori & C. oltre agli annessi e connessi, ed alla relativa sempre
ricca pensione dopo una misera manciata di mesi di incarico? Alla faccia
dei lavoratori!
In ultima
analisi, per cercare ulteriori conferme a questa mia critica sui 2 poli
chiedo, vorrei, che l’attento lettore si soffermasse a valutare questo
pensiero: Anche se temo che nell’immenso mare di pescicani possano
essere pochini, voglio credere che qualcuno più perbene, più onesto può
benissimo esistere, mi si dica, a questo punto, come fa questi a
emergere, a far sentire la sua voce IL
51 %
Sul 51
% il discorso è un poco più complesso.
Come detto
sopra, quello schieramento che si aggiudica quell’un voto oltre la metà,
avrà quindi conquistato il diritto a governare. Come si può parlare di
moralità quando una esigua, inconsistente maggioranza, amministra e
governa anche e per conto di una minoranza che di fatto tale non è? A
tutti gli effetti si tratterebbe di una elezione dal risultato che
considerarsi paritario. Non è un’astrusità? Eppure una metà governa
anche per l’altra metà. Una metà detta legge e l’altra metà deve
subire: Vogliamo prendere in seria considerazione che stiamo parlando di
una condizione paritaria? Non c’è maggioranza! Ovviamente con tutti i
condizionamenti di quella sparuta combriccola che ha dato il suo
apporto; magari con delle pretese che possono benissimo essere invise ad
entrambi gli schieramenti. Ne consegue però che con lo “zero virgola
scarabocchio” si può imporre al
99 % il proprio volere!
Ma quanto
rappresentato si può considerare, ripeto, moralmente corretto?
Alla luce di
queste osservazioni sono arrivato alla determinazione che vedere che
quella maggioranza, eserciti il diritto a governare la Nazione, forte
solo di una manciata di voti in più, oltre che immorale sia anche un
risultato elettorale da invalidare, da ripetersi (vedere la soluzione
nel prosieguo) in quanto si tratterebbe a tutti gli effetti di una elezione il cui
risultato non esprime una chiara maggioranza. E’ una bestialità!
Eppure oggi una metà governa anche per l’altra metà.
Da notare
poi che basta un nonnulla, un minimo malcontento di una piccola parte
della popolazione, per far spostare l’opinione degli elettori
dall’altra parte; a questo punto si vede al timone una fazione che di
fatto è delegittimata.
Non è una
stupidaggine? Per me si! Eccome.
Sul
“premio di maggioranza”, ovvero “regalare d’ufficio” una
(scusate la ripetizione) maggioranza che non esiste, è poi una di
quelle bestialità che solo menti altamente compromesse, in tutti i
sensi, possono partorire. Qui siamo veramente sul fondo del barile, anzi
sotto! Datemi un velo, una bella coperta molto spessa, per coprire
questa ennesima diavoleria.
SOLUZIONE
Alla luce
delle più elementari considerazioni, va da se che per governare a tutto
tondo e con ogni diritto, compiutamente una nazione, è certamente
auspicabile che questo compito, diritto, dovere spetti ad una
maggioranza che tale possa corposamente considerarsi. E
questa deve essere ricercata; deve esistere! Arduo fin che si vuole, ma
se pretendiamo un buon governo, noi elettori, ciascuno di noi, dobbiamo
andare alle urne con assoluta onestà morale e, perché no, materiale.
Ad ognuno di noi il difficilissimo compito di intravvedere, capire e
quindi premiare col nostro voto quel partito nel quale riscontriamo il
miglior programma elettorale; il quale, sia ben chiaro, dovrebbe essere
un atto chiaro, onesto e indiscutibilmente rispettato e portato avanti.
Mai condizionale è mai stato usato a ragion veduta. Anche se da
quel di’ è già tanto se riconosciamo il partito “meno peggio”.
Nel
tentativo di porre in pratica quella che, secondo un mio modesto parere,
potrebbe essere la soluzione più coerentemente giusta ed onesta, citerò
degli esempi numerici, delle percentuali che pur considerandole
verosimili per il raggiungimento di una soluzione ottimale, possono
certamente considerarsi come puri esempi per il concetto che spiegherò.
Tanto per
cominciare emanerei una legge costituzionale che vietasse
inderogabilmente ogni forma di coalizione,
federazione, polo, o comunque ogni forma di unione di diversi partiti.
Ne conseguirebbe che ogni partito sarebbe quindi costretto a correre per
se e senza alcun compromesso; cosa che sino ad oggi ci è sempre stato
dato a vedere. Il fatto poi che, di conseguenza, alle successive
elezioni ogni partito potrebbe essere punito con una sostanziale fuga di
voti, dovrebbe considerarsi un buon deterrente; i teatrini, per non dire
di peggio, leggi inciuci, ai quali siamo ormai avvezzi da anni, un po
alla volta dovrebbero naturalmente scemare. Un ulteriore vantaggio, che
ne potrebbe trarre l’elettorato, sta nel fatto che con una formula
simile si potrebbe ottenere maggiore chiarezza.
Il 100 % è
un traguardo irraggiungibile, neanche ipotizzabile, pena una spietata
dittatura o giù di li, alla larga. Comunismo, nazismo e fascismo sono
realtà “deja vu! Abbiamo già dato. Da qui le percentuali che
seguiranno saranno da considerarsi come il miglior compromesso tra il
sognabile e il realizzabile, per il raggiungimento di una sana
democrazia.
Auspicabile
sarebbe che si potessero raggiungere, sempre in un solo partito, i 2/3,
ovvero un 66 %; o almeno una quota che si ponesse abbondantemente oltre
quel modesto 50 % più 1 attuale. Questo, o giù di li, dovrebbe essere
il minimo indispensabile per essere considerato come la maggioranza
assoluta atta a governare.
La conferma
che questo sia un traguardo ottimale sta nel fatto che da un po di
tempo, sia a destra che a sinistra,
possiamo vedere quanti sforzi vengono compiuti nel cercare
quell’aggregazione di vari partiti che, nella situazione attuale, è
pura fantapolitica. Vedere oltre in “pollai e galletti”.
Nel caso,
purtroppo, che ad elezioni fatte non vi sia un partito che raggiunga la
maggioranza assoluta, la Palma della Vittoria dovrebbe essere assegnata
a quel partito che avrebbe ottenuto la maggioranza relativa: Qualunque
essa sia, ma coi limiti che vedremo.
Le
differenze, in termini di effettivo e totale governement, che dovrebbero contraddistinguere queste due soluzioni
(maggioranza assoluta e maggioranza relativa) dovrebbero essere
costituite da una serie di paletti, posti ai differenti risultati.
Vedo di
spiegarmi meglio.
Mentre con
un quorum del 66 %, o comunque al raggiungimento di una quota
abbondantemente superiore alla metà degli elettori, il partito
vincitore dovrebbe avere la facoltà di legiferare a 360°, e per una
intera legislatura di 5 anni; con una vittoria relativa, si potrebbe
ipotizzare che quel partito che si fermasse ad un consenso
significativo, ma distante da quell’auspicata maggioranza assoluta,
diciamo all’incirca i 2/5 dovrebbe amministrare il Paese, non più a
360°, ma solamente a 240°; escludendo quindi la possibilità di
intervenire su ben definiti settori, preventivamente e naturalmente
costituzionalmente concordati. E con un limite di 3 anni anziché 5. Si
eviterebbero così sconfinamenti e abusi facilmente prevedibili……
anche qui deja vu.
Poi
un’altra volta alle urne, onde consentire al popolo di verificare il
lavoro svolto sia dalla forza in carica che dalle forse
all’opposizione, alle quali spetterebbe sempre e solo il compito di
attenti e totali osservatori in nome e per conto del popolo.
Se poi il
partito di maggioranza relativa raggiungesse,
come più o meno accade oggi solo un 25 %, o giù di li, quella forza
politica dovrebbe avere solo la possibilità di amministrare in ogni
settore in forza delle leggi, norme e regole correnti e nulla in più.
Una specie di esercizio provvisorio; in definitiva, se non siamo noi
capaci di esprimere una classe dirigente, non vedo perché quattro
deputati ed un paio di senatori la debbano fare da padroni. Quindi senza
alcuna possibilità di legiferare, come accade oggi, pro domo sua;
ovvero non voglio vedere che un partito con una maggioranza relativa,
per giunta modesta si faccia delle leggi “ad personam” e/o per gli
amici. Inoltre la permanenza in carica dovrebbe scendere a 24 mesi,
tutt’al più a 30. Poi di nuovo alle elezioni.
Il popolo,
il corpo elettorale dovrebbe così, per forza di cose, rendersi parte
diligente e onesta nell’espletamento del proprio diritto/dovere: il
votare. Senza rendersi disponibile all’inseguimento di quella moglie
ubriaca col pozzo pieno, che altro non sono che fumo negli occhi. Occhi
che una sana opposizione dovrebbe far aprire.
Questo è
per me lo spirito di questa ipotesi di legge elettorale.
Come
dovrebbe fare una sana opposizione a far aprire gli occhi?
Se ogni
partito nell’ambito di una opposizione, svincolata e almeno un
po onesta, portasse all’opinione pubblica o meglio ancora
denunciasse le storture o peggio, le malefatte dell’altro, non essendo
obbligatoria, ne tantomeno consentita, ogni sorta di ipocrita e
interessata alleanza, il sogno di un Paese migliore non dovrebbe essere
irrealizzabile.
La speranza
è dura a morire, ma….. finchè c’è vita…. MOLTI
GALLETTI IN UN POLLAIO….. IN TANTI POLLAI
Anni di
questa Repubblica, ahimè intesa non certo in modo tanto lusinghiero, ci
hanno evidenziato limiti che man mano si sono palesati; come la
quintessenza dell’inciucio, del malcostume, del malaffare, e chi più
ne ha, più ne metta. Ditemi voi qual è quel partito che prima o poi,
poco o tanto, non sia stato oggetto e soggetto di interesse a qualche
magistrato. La quale magistratura, a sua volta, composta come ovvio da
uomini, al pari di ogni altra categoria, non è in grado di garantire
(non è umanamente possibile) l’assoluta e totale fedeltà, dedizione e asetticità
politica e partitica di ogni singolo addetto. Ne consegue quindi che
tantissimo zelo l’ho notato un po come io vedo il coinvolgimento di
alcuni sindacati nelle dispute: Sempre meglio rivolgersi a quello che
come colorazione stà dall’altra parte. Non voglio parlare di toghe
rosse o nere, altri lo hanno già fatto prima e meglio di me.
L’incertezza
di tutte le legislature sin qui viste, tantissimi governi in poco più
di mezzo secolo, ha fatto si che gli incaricati, gli eletti di turno si
prodigassero soprattutto e in primo luogo a curare i propri orticelli,
mentre si davano altrettanto da fare per cercare di perpetuarsi, da qui
il proliferare delle clientele e dei vantaggi che sparsi un po a
pioggia, in ogni direzione e verso ogni colorazione politica,
consentivano ai potenti di turno di ricavarne successivamente quei
consensi che avrebbero poi ottenuto la possibilità di continuare a fare
quel tipo di politica, per poi fare malaffare e inciuci, per poi
riottenere consensi, per poi “ri-malaffarare”, per poi “ri-inciuciare”,
per poi “ri-ri-malaffarare”, ri-ri-inciuciare ecc. ecc. ecc.
Perbacco: Il moto perpetuo è stato finalmente trovato. E noi nei nostri
salotti o bar, coglionescamente, ad accapigliarci per questo o quel
partito o quel personaggio politico: Troppi!
Tutti quei
partiti e partitini che a tutt’oggi vediamo sono un po come tanti
Pollai: una bella mucchia di starnazzanti galline con a capo un bel
galletto. Ognuno dei quali mai e poi mai sarebbe disponibile a cedere anche la benché minima briciola di successo e tornaconto.
Sia personale che economico che di potere che politico….. Se sbaglio
correggetemi.
A chi è mai
stato dato a vedere che un qualche leader di partito si sia messo da
parte per far posto a qualcun altro? Per fare questo bisognerebbe che
gli riconoscesse delle migliori soluzioni. Semmai potrebbe emergere,
avanzare quel politico che si fosse dotato di maggior clientelismo. In
questo ambito non mi risulta che le idee, intese nel senso di una sana
ed onesta ideologia siano mai state premianti. Prova ne è che tanti
personaggi, troppi, pur avendo alle spalle decenni di malgoverno, e la
situazione attuale non ammette alcuna discussione, siano sempre li a
dirci cosa e come bisognerebbe fare per andar meglio: ma se non
l’hanno fatto sin’oggi, con quale faccia
continuano a propinarci le loro personali ed interessate
opinioni? Quel che è peggio, però, è che noi continuiamo a dar loro
sempre la stessa fiducia. Di Gomorra non so, ma di Sodoma evidentemente
qualcosa ci attrae.
E’
evidente che, in questo sistema, ad ogni personaggio corrispondesse un
suo elettorato; e quando in seno a quel partito emergeva un pensiero
differente, dietro al quale naturalmente si evidenziava un altro attore
di questo bel teatrino, eccoti bell’ è scodellato un altro partito;
il quale come il primo, come tutti gli altri si rivolgeva alla pletora
dei suoi elettori promettendo quel certo tipo di vantaggi, tanto mica
pagava coi denari suoi; e via discorrendo…. E la poltrona eccotela
bell’è salvata.
Non salta
quindi agli occhi che ognuno di noi in definitiva è un bel pollo che,
assieme a tanti altri, costituisce un bel pollaio, anzi tanti pollai e,
a fronte di ognuno di questi c’è un bel galletto? E naturalmente se
ogni pollaio è molto numeroso, sempre in termini di polli, ovvero noi,
i galletti aumentano proporzionalmente: Si perché un gallo solo non ce
la farebbe ad accompagnarci tutti a Sodoma.
Se si
riuscisse a limitare drasticamente il numero dei Deputati e dei Senatori
(ehh, questa è dura!) con i loro rispettivi sottopancia; questo vale
ovviamente, anche per gli amministratori locali; se si riuscisse a dar
loro uno stipendio decoroso, ma non spropositato come quelli attuali; se
si riuscisse a limitarne i super poteri individuali, come i vantaggi
tipo quel minimo ridicolo e offensivo verso il popolo per assurgere ad
una lauta pensione; se si riuscisse a limitarne la permanenza negli
incarichi per solo un paio di legislature; se si riuscisse a dare un
vero senso alla parola “responsabilità; se si impedisse di nominare
senatori a vita col diritto di votare persone non elette, sicuramente
potremmo contare su di una classe politica molto più vicina a noi,
sicuramente una classe politica che svolgesse questa attività, sarebbe
certo più selezionata nel senso di un impegno almeno un poco più
ideologico, o quasi, piuttosto che meramente interessata economicamente.
Altro che mestieranti e/o professionisti della politica a vita; parenti
compresi.
Aaaah,
che bel sogno! Mi si lasci sognare, sperare; questo almeno non costa nulla |
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mail: agfcsa@tin.it